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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Da alcuni mesi la ong ACS sperimenta un sistema di connessione internet alternativo che permetta di aggirare il blocco imposto da Israele sulle comunicazioni nella striscia di Gaza: gli Alberi della Rete.

Il progetto GazaWeb prevede sistemi multipli che forniscono l’accesso a reti di telefonia e/o dati Assistendo all’embargo comunicativo imposto alla popolazione di Gaza – rilevato quotidianamente a causa delle interruzioni di contatto con i cooperanti operativi sul territorio – ACS riconosce il valore che rappresenta l’accesso universale alla comunicazione, alle fonti di informazione e all’interazione attraverso la rete telefonica e internet. Diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma a Gaza gestito, ripetutamente negato e costantemente sottoposto al controllo dalle autorità israeliane.

Per contrastare questo fenomeno e attivare sistemi di comunicazione stabile con Gaza, la ong ACS ha lanciato il progetto GazaWeb.

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La violenza nel Mar Rosso porta all’attenzione un tema su cui sappiamo poco: i cavi che garantiscono i collegamenti internet nel mondo. Ecco perché sono così importanti

Negli ultimi mesi, l’escalation di violenza nel Mar Rosso, con i ripetuti attacchi dei ribelli Houthi yemeniti, ha portato all’attenzione generale un tema fino a poco tempo fa poco conosciuto: quello della strategicità (oltre che della presenza) dei cavi sottomarini che garantiscono i collegamenti internet nel mondo.

Non tutti sanno infatti che solo l’1% del traffico web globale scorre su cavi su terraferma, mentre il restante 99% transita sotto i mari, dove il traffico transatlantico di dati raddoppia in media ogni due anni.

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Disconnessioni. Guasto al largo di Abidjan, da giovedì paesi popolosi come Nigeria e Sudafrica sperimentano seri problemi di connettività. Cittadini, imprese e istituzioni in tilt. Mistero sulle cause e incertezza sui tempi di recupero

Lo scenario in cui oltre mezzo miliardo di persone, tutte allo stesso momento, si ritrovano fuori dal mondo perché Internet va in down e non si riprende più è una delle più inquietanti, distopiche e pericolose eventualità che il mondo potrebbe fronteggiare.

IN REALTÀ QUESTO SCENARIO si è verificato in mezza Africa alle 12:30 di giovedì. A farne le spese, in Costa d’Avorio, Liberia, Benin, Ghana, Burkina Faso (in modo grave), Sudafrica, Lesotho, Nigeria (in modo lieve), Camerun, Gabon e Namibia (a singhiozzo), milioni di individui che fanno fatica, ancora oggi, ad accedere a internet. In questi Paesi vivono, complessivamente, oltre 400 milioni di persone. E, con loro, le pubbliche amministrazioni, le imprese, i grandi gruppi industriali, tutti stanno avendo problemi più o meno gravi con la connettività. In Costa d’Avorio giovedì pomeriggio era al 4% della sua capacità, il 14% in Benin, 17% in Liberia, 25% in Ghana.

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Il progetto italiano Gazaweb: permettere l'accesso a internet alla popolazione civile con gli «alberi della rete»: con un solo smartphone si dà connettività a decine di persone. Un atto popolare in assenza di interventi istituzionali esterni

Una carrucola, un secchiello, uno smartphone e una e-sim: un albero della rete, a Gaza, nasce così. Obiettivo, fornire a più persone possibile l’accesso alla rete internet. Che non serve solo a comunicare con il mondo esterno: serve a tenersi in contatto con familiari e amici, coordinare i soccorsi, individuare i dispersi, tenere in piedi un’idea di comunità sgretolata dalla guerra.

Da ottobre Gaza è un buco nero, o quasi. Il volume del traffico è crollato. Non esistono più punti di emissione a causa dei raid sulle infrastrutture di telecomunicazione, i blackout intenzionali e le restrizioni all’accesso all’elettricità

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Ascolta l'intervista di Stakka Stakka su Radio Black Out

Mentre sta per iniziare la discussione sul rinnovo dei vertici di Tim arriva il semaforo verde del governo alla vendita a Kkr di Netco, la società della rete. Il via libera “con prescrizioni” sulla base della normativa sul golden power è secondo Palazzo Chigi “un ulteriore e fondamentale step nell’operazione di acquisizione della società che detiene sostanzialmente tutte le infrastrutture di rete fissa, a tutela dell’interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione”.

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Programmata strategicamente dopo le elezioni europee e prima delle presidenziali americane, la cessione della rete italiana di telecomunicazione al fondo KKR si annuncia carica di conseguenze industriali, politiche e sociali. Un contropiano possibile.

La cessione da parte di TIM e, in seguito, di Open Fiber di tutta la rete di comunicazioni italiana a un fondo americano è una operazione finanziaria che avrà ricadute industriali, politiche e persino sociali. Su tutti questi piani è una operazione rivoluzionaria, che ha una sua logica.

Temi

  • Il piano finanziario
  • Il piano industriale
  • Il piano politico
  • Il piano sociale. 1 – I risparmiatori
  • Il piano sociale. 2 – I lavoratori
  • Appunti per un contropiano. 1 – Il campione europeo
  • Appunti per un contropiano – 2. Una società pubblica della rete

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Fallisce l'ultimo tentativo di scollegare la Federazione russa dal Web mondiale con una rete autonoma da Vladivostok a Krasnodar. Per 4 ore nella notte del 5 luglio si è spento tutto: stazioni, aeroporti, siti pubblici e di informazione. La rete russa per i russi non ha funzionato, neanche per un minuto

Per isolarsi si sono danneggiati. Meglio: per costringere tutti i “governati” all’isolamento, si sono paralizzati. Si parla della Russia. Il 5 luglio, dalla mezzanotte alle quattro dell’alba (ora di Mosca), il paese di Putin ha provato a disconnettersi completamente da Internet, ha provato a tagliare quei deboli fili che ancora lo collegano alla rete mondiale.

I risultati sono stati disastrosi. Anche stavolta sono stati disastrosi. Sì, perché da tempo, da qualche anno prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia sta testando quello che Putin chiama “il sistema Internet sovrano”: una rete che parte da Krasnodar e finisce a Vladivostok e che non ha “porte” verso l’esterno. Dove ovviamente qualsiasi cosa sarebbe controllata dal Cremlino.

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A conti fatti, ha perso Putin, ha perso la Russia. Ma la democrazia, la democrazia digitale non ha fatto alcun passo in avanti. Ha perso Putin, ancora, hanno perso i suoi alleati, le sue idee ma tutto resta com’era: con il diritto di connessione di otto miliardi di persone in mano a dieci grandi gruppi. Un diritto a disposizione delle big tech.

Pochi se ne sono accorti ma in questi giorni, a Bucarest, c’è stata un’elezione che avrebbe potuto cambiare tanto nelle nostre vite. Tantissimo nei modi di comunicare.

Lì, nella capitale romena, si sono riuniti i delegati dell’ITU, l’International Telecommunications Union, per la prevista riunione quadriennale. Stati, governi – gli unici con diritto di voto – ma anche rappresentanti di organismi di settore, piccole delegazioni della società civile, lobbies – tante – delle imprese.

Un vertice che era previsto potesse durare addirittura tre settimane perché all’ordine del giorno c’era il tema più rilevante: l’elezione del segretario generale e degli altri organismi direttivi.

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Il costo di una buona connessione internet varia molto all’interno dell’Unione europea, con prezzi che risultano particolarmente elevati nei paesi che affacciano sul mare Adriatico.

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Che ogni cittadino europeo abbia accesso a una connessione di almeno 1 gigabit al secondo è uno degli obiettivi fondamentali dello European digital compass, ovvero la strategia digitale europea per il prossimo decennio.

Oltre all’accesso di per sé a una qualsiasi rete internet, è importante la velocità della connessione di cui si può usufruire. Un aspetto che cambia radicalmente le possibilità di utilizzo dello strumento. Abbiamo quindi analizzato l’accessibilità delle connessioni veloci, sia in termini di presenza che di costi degli abbonamenti, rispetto alle condizioni economiche dei cittadini.

Un tema che è inoltre strettamente legato al nono obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, che prevede un incremento significativo dell’accesso alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, e l’accesso universale a internet con prezzi equi “entro il 2020”.

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